NICOLA VILLA

L’incognita dell’approdo

a cura di Luca Giannini
giovedì 01 dicembre 2016 > 07 gennaio 2017

Spazio Lomellini 17,
via lomellini 17/int.4, Genova

Genova e la sua simbiosi unica tra terra, pietra e mare dettano le coordinate del progetto L’incognita dell’approdo di Nicola Villa.
Dipinti, sculture, serigrafie e un’installazione danno vita a una mostra nata in stretta consonanza con gli archetipi della città e quindi con il luogo destinato ad accoglierle, lo Spazio Lomellini 17.

Approdato in Liguria alcuni anni fa, Nicola Villa presenta la sua prima mostra personale a Genova instaurando un serrato dialogo con la città dove ha scelto di stabilirsi e operando sui suoi elementi fondanti: la terra, la pietra e il mare.

Dalle pietre del centro storico, patrimonio unico, commistione di nobile e fatiscente, quasi organismo vivo in grado di stratificarsi e rigenerarsi o dissolversi in maniera del tutto autonoma, al mare che prima di essere incanto è vita – i pesci che sono forse il primo autentico legame tra l’uomo e l’acqua – e quindi lavoro: terra, ferro, porto, cantieri. Genova regala forti impressioni visive ma anche odori e materie, che si creano e consumano in un equilibrio alchemico tra la sedimentazione e l’erosione, accelerate dal vento.

Da queste suggestioni si è mosso Nicola Villa, costruendo con la sua mostra un impianto anti narrativo, dove il tempo è continuità e l’immagine, sia questa dipinto, scultura o installazione, è parte di una storia che può essere letta o ricomposta a piacimento, con un montaggio potenzialmente infinito.

Ed ecco i grandi dipinti: le sagome gioiose delle Bagnanti anni ’30 fanno contrappunto a un’immensa e consumata portacontainer. Poco distante, un vecchio banco da pescheria tristemente lindo ha da offrire solo sparute reliquie del suo passato, protette dal ritratto consunto di un pescatore, testimone di un’altra storia ancora. Sono poi gli acquerelli e soprattutto le serigrafie a condurre nel dedalo dei vicoli del centro storico, tra la terra e la pietra, che anche al buio non dimentica il mare. Villa distilla il fascino, il timore e la soggezione che suscitano i più antichi portali del centro, da via degli Orefici a Lomellini. Medusa, Ercole che lotta con il leone, scene mitologiche e figure diventano gli assi di una nuova geografia dove ogni sagoma, sfumata e corrosa, troneggia su cromie accese per tornare ad essere icona.

Punto di partenza è sempre il recupero dell’immagine: dalla pellicola fotografica all’acetato stampato su cui l’artista interviene con acqua e pennelli per ottenere lastre serigrafiche, fino alle lavorazioni pienamente pittoriche.

La ricerca di Villa su carte, oggetti di recupero e tavole coperte da forti strati di gesso viene condotta a nuove conseguenze con questa mostra, nata in stretta relazione con la natura dello Spazio Lomellini 17, un piano nobile di un antico palazzo che offre uno sguardo privilegiato sulla facciata dell’Oratorio di San Filippo Neri e che dall’ aprile del 2016 ospita l’omonima associazione culturale nata da un’idea dello scultore Ruben Esposito.